Alcune popolazioni credevano, e forse lo pensano ancora, che farsi fotografare corrispondesse a farsi rubare l’anima!

Non trovo così sbagliato il loro pensiero.

E’ esattamente quello che cerco di fare tutte le volte che ritraggo una persona in Studio.

Logicamente non sono uno stregone, ma sono molto empatico e tengo molto a stabilire un contatto, superare le barriere e conoscere chi sarà nel mio obbiettivo.

Ci dobbiamo prendere tempo, parlare prima di fotografare, voglio capire chi posso fotografare. Si, dico “posso fotografare” perchè in tutti noi ci sono più sfaccettature che voglio rappresentare nei miei scatti.

Quando ho incontrato Matteo, oltre a fissare il giorno dello shooting gli ho chiesto di portare i capi di abbigliamento che gli piacciono di più e dove ci si sente bene dentro. Questo è un’ aspetto molto importante per poter essere più rilassati e disinvolti durante la sessione fotografica. Il sentirsi bene nei propri vestiti da sicurezza. Di Matteo ho voluto evidenziare il suo carattere istrionico, allegro e la sua capacità di trasmettere emozione.

Credo che tra le moltissime fotografie che ci ritraggono in “cellularate” (neologismo da me coniato) o nei vari selfy, le fotografie realizzate con calma senza che nessuno disturbi, all’interno di uno Studio Fotografico, riescano a dare un’interpretazione di se, che va oltre il fermare un istante, ma che, in quelle immagini ci si possa vedere anche l’anima.

Se guardando questa selezione di foto, sono riuscito a trasmettere il mio pensiero sulla fotografia di ritratto, lascia un commento…

Le fotografie raccontano di noi e del nostro tempo e per farle si che continuino a raccontare le devi stampare”